La serie TV più intelligente e allergica alle etichette del 2021, ora portata alla nostra attenzione grazie a Netflix – rende chiaro che, come tutte le migliori commedie, non è solo uno spettacolo per ridere. Assomiglia più a un dramma con un tocco di ironia o forse a una pièce teatrale di Beckett, se le opere del drammaturgo irlandese fossero piene di frecciatine.
L’anti-eroina di questa serie si chiama Ava ed è interpretata da Hannah Einbinder. Appartiene alla Generazione Z, ha i capelli rossi e porta sempre un sopracciglio aggrottato che non ha mai cercato di trasformare in un sorriso. Nativa di Los Angeles, è una comica di professione. Tutto andava bene, almeno fino a quando un tweet inappropriato l’ha fatta precipitare dalle stelle alle stalle. Sottoposta alla gogna pubblica, perde il lavoro e è costretta a trasferirsi a Las Vegas, lavorando sotto Deborah Vance, una veterana del comico stand-up ispirata a Joan Rivers e interpretata da Jean Smart, che ha assunto Ava nella speranza di rinfrescare il suo repertorio tragicamente datato. Eppure, quando arriviamo al quinto episodio, qualcosa cambia.
Ava ha incontrato, infatti, un giovane di bell’aspetto che, a quanto pare, si trova a Las Vegas da solo. I due si connettono, prendono dell’ecstasy e si baciano. Ad un certo punto, lei, in lacrime, confessa qualcosa che il pubblico sospettava già: non ha perso tutto solo a causa di quel tweet; era una stronza a 360 gradi anche prima. Quindi, ne approfittano per cacciarla.
Poi, dopo una notte di passione, Ava decide di iniziare la mattinata prendendo caffè per entrambi. Quando torna, però, scopre che lui ha deciso di gettarsi dalla finestra della loro camera d’albergo mentre lei non c’era. Un brutto modo di lasciarsi. Qualsiasi altra serie TV avrebbe costruito la sua trama su questo incidente, ma in Hacks, passa in secondo piano. È indubbiamente un evento orribile e inspiegabile in un mondo che gioca sporco, ma è la vita. In altre parole, è una serie TV che non si conforma alle regole del piccolo schermo.
Fino a questo punto, Hacks potrebbe ancora sembrare qualcosa che abbiamo già visto: una giovane comica molto autoreferenziale che incontra una regina delle gag della vecchia scuola, una veterana. In breve, è uno scontro tra uno zoomer e un boomer! Entrambi sono autoreferenziali, ma le loro mentalità sono diverse. Da un lato, Deborah crea battute che devono piacere a tutti ed è costretta a sopportare tutte le avances che subisce dietro le quinte. Dall’altro, Ava è una femminista immersa nell’era post-MeToo che vede le donne come Deborah come parte del problema, per il fatto che lo sopportano. Da figlia del proprio tempo, la sua forza sta in freddure brevi, battute ad una riga, tipo “ho fatto un incubo orribile, ho sognato di ricevere un messaggio vocale”.
A questo punto si potrebbe pensare che non ci sia un modo migliore per esplorare le problematiche più scottanti del femminismo, della cancel culture e della comicità moderna. Infatti, ci troviamo di fronte a due donne sostanzialmente simili, diverse solo per generazione e censo sociale. E, infatti, in qualsiasi altra serie, sarebbe successo proprio così.
Una serie TV che riscrive le regole alle quali si rifiuta di piegarsi Pensiamo alla prima stagione di The Morning Show, la versione di Apple della TV del mattino ai tempi del MeToo, per rendere conto che quando la maggior parte delle fiction cerca di affrontare direttamente questi problemi, vuole anche offrire una soluzione. Prendiamo la scena del terzo episodio di quella stagione, quando Jennifer Aniston, unica fiamma accesa in mezzo a una sala riunioni piena di uomini grigi, si scaglia contro i dirigenti del network. “Non ho bisogno di giustificare nulla”, ruggisce. “Siete tutti così convinti di avere diritto a tutto il potere da non considerare nemmeno la possibilità che qualcun altro possa arrivare in cima. Quindi dobbiamo anche stare attenti a come ci muoviamo e al vostro ego maschile, solo per non rompere questa vostra bolla. Sapevate che? La faccio esplodere, che ne pensate!”. In Hacks non vediamo mai gesti così plateali. Al contrario, punti di vista diversi su come portare in vita il femminismo e la commedia emergono naturalmente dai personaggi. E anche quando sono in disaccordo, l’attenzione del pubblico passa senza sforzo tra le due. In breve, la forza di questa serie, che rifiuta assolutamente di dare lezioni, sta completamente nel dialogo.
Siamo a anni luce da uno show monogenerazionale Un altro miracolo di una serie come questa sta nel modo in cui mostra il confronto tra le generazioni. Al centro del #MeToo c’è un dialogo sul potere, sull’età e su cosa succede in caso di squilibrio delle forze in campo. Tra l’altro, le opere incentrate su temi come sesso e consenso sono tutte monogenerazionali: Euphoria parla di adolescenti e sesso; You indaga sulle relazioni tossiche e lo stalking di chi ha poco più di vent’anni; I May Destroy You parla di cosa significhi una violenza sessuale a vent’anni e I Hate Suzie ci mostra i danni delle foto intime diffuse dagli hacker contro la propria volontà, nel caso specifico quando si hanno trent’anni e una famiglia. Hacks riesce ad ampliare il campo.
Sebbene sia nata sotto la stella della commedia, questa opera diventa sempre più malinconica e seria man mano che avanza, crescendo in empatia. Ma proprio quando potresti pensare che Hacks seguirà l’evoluzione consueta di tutti i prodotti del suo genere, magari quando sembra che Deborah si sia finalmente liberata dei suoi cavalli di battaglia più banali per iniziare a dire cose personali e vere, la serie ribalta ancora una volta le aspettative.
Non offre una soluzione, ma fa emergere in tutte le loro dimensioni certi seri problemi In un club comico fatiscente, lontano dal locale di Las Vegas che ormai è la sua seconda casa, Deborah sale sul palco per provare il suo nuovo materiale di fronte a un pubblico. Proprio in quel momento, però, l’attore puzzolente che l’ha appena presentata decide di fare una battuta sulle sue tette. La rivincita di Deborah non tarda ad arrivare: inizia subito una trattativa con l’uomo, offrendogli più di un milione e mezzo di dollari a patto che firmi un contratto che lo obblighi a non mettere più piede in un club comico per il resto della vita. Lui accetta e il pubblico impazzisce. In un certo senso, è una vittoria, dato che Deborah ha usato il suo potere per zittirlo. Eppure, si può vedere sul suo volto mentre se ne va: non ci sono abbastanza soldi al mondo per zittirli tutti.