è un drama anti-supereroi, tratto dall’omonimo fumetto di Garth Ennis e Darick Robertson, prodotto da Seth Rogen ed Evan Goldberg per Prime Video di Amazon. Questa serie irriverente, creata da Eric Kripke (Supernatural), sfida l’idea che tutti i supereroi possano essere intrinsecamente buoni e nobili. Esplora le conseguenze del fatto che questi esseri superpotenti utilizzino i propri poteri e il proprio status per corrompere le autorità, stringere accordi con aziende poco rispettabili e commettere vari abusi. Sorge quindi la necessità di qualcuno che li tenga a bada, ed è qui che entrano in gioco The Boys, un gruppo di vigilanti riuniti per contrastare i Seven, una squadra di supereroi pagati dalla multinazionale Vought International. Dietro i loro sorrisi abbaglianti e la loro straordinaria forza si celano azioni tutto fuorché nobili, e farle emergere diventa un’impresa davvero eroica.
La serie di Eric Kripke ironizza sull’uso comune di metafore supereroiche da parte di politici, celebrità e cultura mediatica contemporanea. Lo show, con un cast eccezionale tra cui Karl Urban, Jack Quaid, Tomer Capon, Jennifer Esposito, Elisabeth Shue, Erin Moriarty, Antony Starr, Dominique McElligott, Jessie T. Usher, Chace Crawford, Laz Alonso, Karen Fukuhara e Simon Pegg, porta in televisione una narrativa attuale.
Superman, Batman, Wonder Woman, Capitan America: ognuno di questi personaggi è stato creato per rispondere alle paure della propria epoca, ma soprattutto per esorcizzare l’ansia più tipica dell’uomo comune, quella di sentirsi impotente di fronte agli ostacoli, siano essi banali, come un collega di ufficio meschino, oppure inevitabili, come la morte. Per decenni, la figura del supereroe è stata dotata di nobiltà d’animo, purezza incontaminata e totale dedizione verso il prossimo. E sebbene ancora oggi, forse più che mai, gli eroi con i poteri siano una delle più grandi fonti di intrattenimento e di guadagno assicurato, la percezione del mondo è cambiata così drasticamente che i super sono quasi più affascinanti da uomini semplici che da dei. The Boys è un esempio di questa tendenza, nonché la naturale evoluzione di Watchmen e Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, due delle migliori opere di Alan Moore e Frank Miller, i quali furono tra i primi che negli anni ’80 si chiesero se fosse davvero giusto pensare che un semplice essere umano possa automaticamente diventare migliore solo possedendo delle capacità superiori. Immaginando delle versioni decisamente meno eleganti dei supereroi DC e Marvel, e facendo tesoro degli sviluppi fatti dai suoi predecessori, Garth Ennis (Preacher) ha creato una storia in cui il marketing e la politica hanno la meglio sul senso di giustizia e sulla carità, e in cui la kryptonite non è più rappresentata da una pietra verde, bensì dalla sete incessante di potere.
I “paladini” in The Boys sono personaggi detestabili: Patriota, la variante di Superman e Capitan America, è un bambinone frustrato, narcisista, freddo e spietato; A-Train, cioè il simil Flash, è un drogato, egoista e superficiale; Abisso, vale a dire Aquaman, è un molestatore, stupido e goffo; Queen Maeve, la Wonder Woman del gruppo, è insicura e opportunista; Black Noir, il Black Panther, è silenzioso, imperscrutabile e disumano; Translucent, l’Uomo Invisibile, è superbo, inopportuno e maniaco; e infine Ezechiele è un cattolico ipocrita che nasconde sotto il tappeto le proprie perversioni sessuali, per far felice la Vought. In mezzo a loro arriva Starlight, la nuova recluta, una sognatrice ingenua che come noi spettatori vede andare in frantumi quell’idea di perfezione e devozione con cui è stata cresciuta, scoprendo di essere l’unica davvero interessata a rendere giustizia al costume che indossa. Come lei, anche il protagonista, Hughie, si ritrova in un battito di ciglia senza una fede da seguire e decide volontariamente di svestire i panni del commesso nerd senza aspirazioni per diventare un improvvisato vendicatore in incognito, sotto l’ala del misterioso Billy Butcher. È qui che entrano in scena i Boys, una squadra di antieroi volutamente male assortita e per questo irresistibile, dissacrante, cinica e spassosa, il cui obiettivo è distruggere il fanatismo per i semidei una volta per tutte.
Anche se alcuni dei protagonisti vengono presentati con una certa trascuratezza, soprattutto nel caso di Frenchie e Marvin/Latte Materno – il cui odio nei confronti dei super non viene mai motivato, almeno nella prima stagione – è quasi impossibile non affezionarsi a loro e non voler sapere come andrà a finire e come riusciranno a distruggere gli indistruttibili. Con un cast eccezionale e una sceneggiatura assolutamente senza peli sulla lingua, The Boys si dimostra a ogni nuovo episodio una serie fuori dagli schemi, in cui le scene di violenza sono centellinate e imprevedibili e il racconto supera la tipica narrativa supereroica.