Shōgun: curiosità e storia

Shōgun: la vera storia dell’erede di Game of Thrones;Guerra, tradimenti, alleanze, complotti e altro ancora. Shogun è la serie che tutti stavano aspettando

shogun

James Clavell scrisse il libro “Shogun” nel 1975 e, quasi cinquant’anni dopo, il romanzo prende vita in una serie in streaming che evoca l’epicità. Questa narrazione di guerra, conquiste, lotte di potere, alleanze, tradimenti e intrighi è ambientata nel Giappone del 1600.

Il romanzo fu precedentemente adattato con Richard Chamberlain negli anni Ottanta. Ora, in un momento affascinante per la televisione, ritorna con una produzione di impatto che sfida progetti come Game of Thrones e House of the Dragon.

La serie, con episodi settimanali su Disney+, segue un navigatore britannico nel XVII secolo, al comando di una nave olandese diretta in Giappone. La missione è trovare una nuova rotta commerciale per competere con quelle aperte da portoghesi e spagnoli, desiderosi di affari e di diffondere il cattolicesimo per guadagnare potere alla corte imperiale.

Questa è una storia complessa, ricca di momenti di azione e colpi di scena. L’approccio non è di vedere il punto di vista dei conquistatori, che considerano barbarica qualsiasi civiltà incontrino. Il protagonista si muove come un visitatore all’interno di una civiltà complessa, ricca di tradizioni, cultura e storia, con costumi e un sistema unico. Alla fine, è lui a essere considerato il barbaro.

Shogun supera ogni aspettativa, offrendo intrattenimento, mistero e intensità. È una grande storia di lotta per il potere e promette di diventare una delle serie più importanti degli anni Duemila. “Shōgun,” che significa letteralmente “generale” in giapponese, è stato storicamente un titolo di prestigio, rappresentando la massima carica militare in Giappone a partire dal XII secolo. Prima di allora, il territorio giapponese era frammentato, con numerose unità governate da potenti famiglie locali spesso in conflitto tra di loro. Intorno al 1130, dopo continui scontri, una famiglia emerse come dominante, ottenendo il titolo di Shogun per uno dei suoi membri, una sorta di ministro plenipotenziario. Ciò portò a secoli di stabilità sociale. L’Imperatore, pur essendo simbolo di una discendenza divina, aveva scarso controllo nella pratica. Il paese era diviso in circa 200 grandi feudi, ciascuno governato da un Daimyo, tenuto a mostrare obbedienza e rispetto allo Shōgun. Questa struttura, simile al sistema feudale europeo, risultava ereditaria e quattro dinastie si succedettero al vertice della società. I Daimyo vivevano in castelli, attorno ai quali si sviluppavano i quartieri dei Samurai, mentre i contadini costituivano la base dell’economia. Tuttavia, l’economia non ebbe molte possibilità di crescita, specialmente dopo il 1639 quando fu vietato ogni commercio con il resto del mondo, fatta eccezione per il porto di Nagasaki che poteva commerciare con gli olandesi.

Uno show che lascia senza fiato

Appena è andata in linea, la serie Shogun ha ottenuto un impressionante punteggio del 100% su Rotten Tomatoes, una piattaforma che tiene conto sia delle recensioni della critica che di quelle del pubblico. E questo non è un’affermazione esagerata.

La serie merita questo punteggio per vari motivi, iniziando dalla scelta degli attori, tra cui spicca il leggendario Hiroyuki Sanada, ma anche Anna Sawai, che abbiamo appena visto in Monarch: Legacy of Monsters, oltre a Cosmo Jarvis, interprete del personaggio principale.

Inoltre, gli straordinari costumi sono una delle prime cose che ci immergono nella ricca cultura giapponese, evidenziando la cura per i dettagli. Le grandiose scenografie si uniscono a una sceneggiatura scritta sia in inglese che in giapponese, contribuendo a comprendere meglio le sfide affrontate dal protagonista nel non conoscere la lingua locale.

La serie mostra anche il funzionamento della linea di successione giapponese, con l’imperatore che assume un ruolo simile a un sovrano di diritto divino. Ci porta a esplorare i conflitti tra cattolicesimo e protestantesimo e la lotta per stabilire rotte commerciali vincenti tra le potenze europee impegnate nella conquista territoriale e nell’evangelizzazione globale.

Una storia di guerra e conquista basata su eventi reali Shogun, pur essendo tratto da un romanzo, contiene elementi di fantasia e personaggi inventati, ma attinge anche a molti eventi politici, culturali, religiosi e bellici reali. Introduce le usanze dei samurai e dipinge un quadro della vita in Giappone in un periodo in cui gli shogun, potenti signori della guerra, non esistevano e il potere era diviso tra vari capi feudali in conflitto tra loro.

Dall’altro lato, esploriamo la vita degli esploratori, dei pirati e dei mercanti sulle navi, insieme ai missionari, armati o meno, approfondendo la comprensione del conflitto reale tra Inghilterra, Spagna e Portogallo, determinati a dominare il mondo.

Una produzione epica Shogun è un autentico gioiello che cattura fin dalla prima scena e continua a sorprendere con la rivelazione di nuovi luoghi, territori e personaggi. Ogni dettaglio è costruito con attenzione, dai costumi alla precisione storica, fino agli oggetti che assumono importanza nella trama. Ogni scena ha un impatto visivo notevole, comprese le immagini scioccanti di morte e distruzione utilizzate per rappresentare la brutalità della storia. Inoltre, Shogun si distingue come una serie in cui nessuna scena è mai troppo oscura, un elemento raro e apprezzato. Molte serie ben fatte sono presenti, ma Shogun si impegna a essere preziosa e profonda in ogni dettaglio.

Il linguaggio in “Shōgun”

Interpretata da un cast di attori giapponesi, la serie è stata girata in lingua giapponese, una scelta ben precisa fin dall’inizio. “Abbiamo scritto la storia in inglese,” spiega Rachel Kondo, “poi l’abbiamo inviata a un team di traduttori a Tokyo. Da lì, è passata a un drammaturgo giapponese per aggiungere un tocco letterario. Infine, il testo è passato attraverso i filtri degli attori fino a quando è stato ritradotto in inglese per scrivere i sottotitoli in modo molto preciso. Purtroppo, i sottotitoli non sempre coincidono con il testo, e credo che il pubblico se ne accorga. Volevamo davvero realizzare una traduzione senza sbavature.” Marks spera che il racconto in “Shōgun” possa accendere la curiosità del pubblico sulla cultura giapponese: “Spero che ‘Shōgun’ possa spingere lo spettatore a prendere un libro sulla storia giapponese e a esplorare non solo il Giappone, ma qualsiasi paese di cui non conosce la cultura. Forse possiamo tutti iniziare a essere più curiosi e ad apprezzare culture che non sono le nostre.

 

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